L’uranio del Niger potrebbe scottare francesi e americani

A seguito del recente golpe in Niger, la destabilizzazione che ne consegue potrebbe anche, se non sicuramente, andare ad incidere sull’esportazione di materie prime verso l’occidente. In particolar modo l’uranio, che da tempo interessa soprattutto Francia e Stati Uniti. Ma anche la realizzazione del gasdotto, che viene rimandata dagli anni ‘70, potrebbe avere una battuta d’arresto.

L’esportazione di uranio

“Per il momento non sussiste un pericolo vero e proprio di deficit energetico”, così si è espresso Ben Godwin, esperto del PRISM (Political Risk Management). L’intento è tranquillizzare gli Stati occidentali che dipendono dall’uranio proveniente dal Niger per il proprio, principale, approvvigionamento energetico. Come detto, in cima alla lista troviamo USA e Francia, da sempre interessati alle risorse del continente africano. Non è un caso che i suddetti Stati siano intenzionati a ristabilire un governo “democratico” in Niger. Infatti quello attuale è, diremmo oggi, sovranista e ovviamente non filo-occidentale. Quindi rischierebbe di danneggiare economicamente Parigi, Washington e altre potenze occidentali. Fa sorridere pensare che, inoltre, le materie prime a uso energetico provenienti dalla Russia non siano oggetto di sanzione, in quanto troppo ghiotte.

Cinquant’anni per un gasdotto

Come accennato, è dagli anni 70 che in Niger e stati limitrofi discutono della costruzione del cosiddetto Trans-Saharan Gas Pipeline (TSGP), quattromila chilometri di gasdotto che terminerebbe il suo percorso in Algeria. Tra i principali beneficiari di un progetto di questa portata, troviamo in cima alla lista Italia e Spagna. Il prezzo di questa grande opera si aggirerebbe intorno ai 13 miliardi di dollari. Tuttavia potrebbe non venire mai alla luce. L’attuale cambio di governo infatti, con un leader sovranista al comando, non vede di buon occhio un progetto che, com’è ovvio, andrebbe ad avvantaggiare principalmente i Paesi occidentali. Fonte: https://strumentipolitici.it/i-cambiamenti-in-niger-mettono-a-rischio-la-sicurezza-energetica-delleuropa/