SOUNDSICK…EPIGRAM…IL NUOVO DISCO…E L’INTERVISTA

Soundsick – Epigram (Accannone Records)

 

 

SOUNDSICK sono un Power Trio Alternative Rock composto da due fratelli Ilario e Alexander Onibokun Valentino Teodori. Le loro influenze spaziano dal post rock al post grunge, dal progressive alla psichedelia, cercando di unire il semplice al complesso, ma senza mai perdere di vista l’essenza della forma e della melodia.

Il loro ultimo lavoro, inciso presso l’Indipendente Recording Studio, è stato registrato e mixato da NICOLA GIORGETTI e DAVID LENCI (Ex Tecnico del suono dei VERDENA), il quale gode di buona fama anche all’estero grazie alle collaborazioni avvenute con artisti internazionali come STEVE ALBINI e JOSH KLINGHOFFER (RED HOT CHILI PEPPERS), mentre il Mastering è stato affidato all’ ingegnere del suono

GIOVANNI VERSARI, il quale è noto per aver masterizzato tra i vari artisti, i MUSE con l’album Drones.

 

 

INTERVISTA

 

Parlaci del tuo ultimo lavoro. Come è nato?

Il nostro ultimo lavoro si intitola “Epigram”, lo abbiamo inciso presso l’Indipendente Studio Recording con David Lenci, noto tecnico del suono che ha collaborato con molti artisti di fama nazionale ed internazionale del panorama musicale e Nicola Giorgetti, anche lui è un tecnico del suono straordinario ed è anche un grandissimo artista, mentre il Master è stato affidato a Giovanni Versari, noto ingegnere del suono che ha lavorato anche lui con molti artisti di un certo spessore nel panorama nazionale ed internazionale della musica e lo ha masterizzato nel suo studio, La Maestà Mastering. Questo progetto è nato dalle vocazioni e dalle devozioni che ogni giorno attraversano le anime di tutti noi. Nel malessere e nel benessere, lo abbiamo partorito per farci forza l’uno con gli altri e per andare avanti fino all’ultimo respiro nell’assenza, nella presenza e nell’essenza.

 

Mi dici qualcosa sul titolo?

Epigram è un lungo racconto di una vita intera, riassunta in breve tempo. Abbiamo scelto questo titolo perché rappresenta per noi una vera e propria metafora: racchiude un periodo delle nostre vite ed esperienze vissute in prima persona, dal primo momento in cui lo abbiamo iniziato a scrivere anni fa, fino all’ultimo momento in cui la stesura era finita e pronta per fargli far vedere una nuova luce. Anni di confronto con il mondo e l’universo, dentro e fuori, tutto riassunto in 9 brani.

 

Come definiresti lo stile del disco?

A questa domanda facciamo sempre rispondere l’ascoltatore perché non riusciamo ad associarlo a uno stile ben preciso. I brani spaziano dal rock al progressive fino ad arrivare alla psichedelia e un pizzico di blues/jazz, infatti ad un certo punto entrano in scena anche le sezioni dei fiati e sembra quasi sentirsi parte di un’orchestra. Speriamo di essere riusciti a definirlo in ogni sua forma e colore, siamo tutti e tre autodidatti, abbiamo semplicemente suonato e composto quello che sentiamo veramente, ci piace molto suonarlo!!

 

Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirato?

Ci sono molti artisti che maggiormente ci hanno ispirato, perché siamo molto aperti sia all’ascolto della musica vintage, sia all’ascolto della musica contemporanea. Possiamo dire tutto il genere rock e non solo, a partire dagli anni 50 fino ad arrivare ai nostri giorni.

 

Qual è il brano più riuscito dell’album secondo te?

Non c’è il brano più riuscito dell’album. Tutte le canzoni che compongono questo disco hanno un’anima propria e a sé, ma al contempo stesso, quando suoniamo l’album per intero, abbiamo la sensazione di essere trasportati in un solo ed unico vortice. Forse a pensarci bene è “Hypnotic Dreamlike and Smoking Manhole”, perché oltre a dirigere la sezione dei fiati, Ilario Onibokun(chitarra e voce) suona la batteria, mentre Alexander Onibokun(batteria e voce) suona la chitarra e Valentino Teodori(basso e voce) suona il basso con il pollice e senza plettro per la prima volta da quando siamo insieme, per accompagnare al meglio il brano e per dare un tocco più felpato al suono, il brano è nato con tutte queste novità sin dall’inizio in sala prove e metterle insieme non è stato per niente semplice, ma alla fine ci siamo riusciti e siamo veramente soddisfatti, è stato proprio un bellissimo viaggio realizzare questa canzone, soprattutto inciderla. Anche “Tenet Opera” a pensarci ancora meglio, per noi questo brano è un vero e proprio quadrato magico, lo è stato sia in fase di composizione, sia in fase di registrazione.

 

Cosa ne pensi della scena musicale italiana e dei media musicali del nostro paese?

Abbiamo un ottimo rapporto con la scena musicale italiana, ma ci accorgiamo da subito se una band o un’artista solista, al giorno d’oggi suona i suoi brani con suoni finti e non ricercati, solo per compiacere l’algoritmo della rete, questo non ci piace e non ci stimola affatto. Siamo molto fieri di continuare a portare avanti il concetto della musica suonata con gli strumenti veri e saremo sempre alla ricerca di nuovi suoni, siamo consapevoli che tutto questo è un rischio in questo paese, ma a noi piace osare. I media musicali in generale accorciano la distanza che c’è tra l’artista ed il pubblico, questo è meraviglioso, ma ultimamente ci siamo resi conto che alcuni media musicali si approfittano molto dell’artista chiedendo loro cifre di soldi improponibili, quest’ultima fase va semplicemente segnalata e rifiutata senza alcun dubbio. Come sempre nel bene c’è sempre un po’ di male e nel male c’è sempre un po’ di bene. Vi ringraziamo di cuore per questa intervista e vi mandiamo un abbraccio!!!