Gigi Rigamonti, un artista e cinque mondi. Dal 10 settembre al 16 ottobre 2022

“Quando un’opera d’arte è un’opera d’arte ha tutto: equilibrio, disequilibrio, bellezza, talento dell’artista” (Gigi Rigamonti) 

Trenta tele di grande formato, divise in cinque sezioni, ripercorrono, alla Galleria Palazzo Nicolaci a Noto, la ricerca di Gigi Rigamonti (Desio 1949), maestro della sperimentazione e artista a tutto tondo.

La statura artistica di Gigi Rigamonti, scultore e pittore di origine lombarda emerge con indiscussa cifra stilistica quando, appena adolescente e da autodidatta, incomincia, dopo una breve esperienza accademica londinese in cui sperimenta l’arte della fotografia, a disegnare e a modellare manichini nel reparto gessi della fabbrica di famiglia “La Rosa”, azienda leader nel mondo nella produzione di manichini. Intuitivo e brillante, irrequieto e curioso sperimentatore, negli anni ’70 lavora sull’interazione e l’ibridazione fra temi e iconografie diventando il pioniere di un’inedita forma d’arte in cui banali oggetti del quotidiano trovano nuove forme espressive. Il busto di donna senza testa realizzato per Gianni Versace diventa un “cult object” nei suoi negozi. Mentre alcuni dei suoi manichini ispirati dai fatti della guerra in Bosnia, trasparenti con ferri, scarti metallici e pistole dentro, vengono presentati da Robert Wilson in mostra al Guggenheim di New York. Sono questi i lavori che lo introducono, nei primi anni Ottanta, nel mondo delle mostre e degli spazi espositivi più importanti del periodo – dal Metropolitan Museum of Art al Guggheneim, dall’Ara Pacis al Somerset House, dal Castello Sforzesco al Palais de Tokio, al Musée des Arts Decoratifs, al Miami Basel – grazie anche al contatto con alcuni dei più autorevoli nomi della moda, da Dior ad Armani, da Valentino a Versace, da Chloè a Balenciaga, da McQueen a Ferrè. Nel contempo la ricerca prosegue feconda, ispirata dall’introduzione di nuovi media che caratterizzeranno la sezione più ampia e importante di tutta la sua produzione artistica: la pittura, che racchiude le fasi più importanti della sua esistenza riassumendole in cinque mondi o periodi, connessi alle personali esperienze di vita, ai nuovi interessi o alle ultime ricerche formali. Nelle sue fluttuanti visioni figurative il pittore trascina lo spettatore in atmosfere oniriche e stranianti in cui il colore è un elemento chiave: è uno stato d’animo. È astrazione, allontanamento dal soggetto, “è la forza di ciò che rappresento senso rappresentarlo”, dirà in occasione di una sua intervista. Le fonti della sua ispirazione sono da ricercare nell’arte espressionista, simbolica ed emotiva e nel fauvismo matissiano.

Da quando il suo lavoro ha iniziato ad attirare l’attenzione di collezionisti e galleristi, è stato difficile per lui tenere qualcosa per sé ed è stato difficile anche portare a termine la produzione inedita destinata alla mostra di Noto, già sold out appena pubblicata. Gigi Rigamonti vive e lavora tra Lugano e San Pantaleo, in Sardegna, cosa che gli consente di continuare ad alimentare la sua visione creativa con esperienze personali legate a questi luoghi.