Inflazione, colpa del conflitto? Massimo Malvestio illustra le cause dell’aumento dei prezzi

La guerra ha contribuito alla crescita dell’inflazione, ma le cause sono altre. A spiegarlo è l’avvocato Massimo Malvestio. Il fondatore di Praude AM aveva lanciato l’allarme in un editoriale dell’aprile 2021.

Massimo Malvestio: politiche monetarie espansive e bassa natalità tra le principali cause dell’inflazione

Circa un anno fa, in un’intervista rilasciata al quotidiano “Veneziepost”, l’avvocato e fondatore di Praude Asset Management Massimo Malvestio aveva avvertito sul rischio, per la tenuta economica del Paese, di un’inflazione al 5%. Una previsione quanto mai accurata: con l’aumento dei prezzi, infatti, oggi in Italia si dirige pericolosamente verso la doppia cifra percentuale. Nonostante il confitto scoppiato in Ucraina abbia accelerato il fenomeno, con punte del 20% nei Paesi baltici dell’area euro, l’inflazione è un fenomeno che parte da molto più lontano. In una nuova intervista l’esperto ha provato a spiegarne le cause principali. Tre gli ordini di fattori che, secondo Massimo Malvestio, hanno cominciato a prevalere sulle forze deflattive. Il primo è senza ombra di dubbio da ricercare nelle politiche espansive che le banche centrali hanno portato avanti negli ultimi anni e che hanno prodotto una crescita abnorme delle masse monetarie. Anche le dinamiche demografiche hanno pesantemente influito sul fenomeno, con i nati negli anni ’60 che si avviano verso la pensione in un contesto di crisi di nascite e di manodopera: “E questo non è un problema solo italiano – spiega l’avvocato – si pensi alla Cina dove la one child policy sta cominciando a produrre tutti i suoi effetti anche sulle dinamiche della domanda e offerta di lavoro”.

Massimo Malvestio: ESG fattore dirompente, sempre meno gli investimenti in energia e materie prime

Nell’analisi di Massimo Malvestio il terzo e ultimo fattore legato all’avvento dell’inflazione è la comparsa delle politiche ESG (Environmental, Social and Governance). Criteri che oggi vengono imposti dalle banche e dai fondi non più solo alle società quotate. La conseguenza è stata l’abbandono quasi totale degli investimenti in risorse energetiche e materie prime, con l’Europa che oggi si trova a dover rimediare: “Devono accettare non solo politiche che di ESG non hanno nulla, ma anche legittimare interlocutori e regimi che sul piano dei valori rappresentano l’esatto contrario di quello che queste politiche ESG dicono di volere perseguire”. Finora l’inflazione è stata tenuta sotto controllo dalla Banca Centrale Europea attraverso ingenti acquisti di titoli di stato. Un’opzione che oggi appare sempre meno replicabile, conclude Massimo Malvestio: “Se il fenomeno perdurerà non vedo come la BCE potrà continuare ad acquistare bond per sostenere il mercato. Credo che la ‘sterilizzazione’ del debito pubblico dei singoli stati sia l’unica arma rimasta nell’arsenale per fermare lo spread e la frammentazione fintanto che l’inflazione rimane ai livelli attuali”.