VALERIO VECCHI, AUTORE TV E SCRITTORE: “LA SINCERITÀ PRIMA DI TUTTO”

È con Il sorriso degli elefanti (Le mille e una pagina editore) che l’autore Valerio Vecchi è tornato in libreria dopo il suo primo romanzo La spettacolare storia di Ebenizer.

Valerio, facciamo un’intervista sui generis: hai a disposizione alcune righe per presentarci e parlarci di te. Cosa ci racconti?

Non vorrei fare la classica presentazione di chi sono, cosa ho fatto. Vorrei raccontarvi semplicemente la mia storia. Questo è il racconto di un ragazzo, che crede nei valori, nella meritocrazia, nell’ascolto fin dal principio, dai primi anni di gavetta. Che ha combattuto per cercarsi un posto che gli appartenesse, nella sua diversità. Un ragazzo che ha un sorriso mentre piange. Vi stupisce una risposta in terza persona? In effetti sono lo stesso che ha descritto in due libri i suoi malumori, i suoi dissapori e le sue silenziose battaglie: dalla malattia alla rinascita, dal credere che possa esistere un mondo dello spettacolo che sappia far crescere e maturare e non solo “selezionare” a suon di richieste economiche. Riassumendo? Tengo sotto controllo sogni e progetti, sono volontario nell’associazionismo e così dicono, un autore, con l’ispirazione di consolidare i miei progetti e le mie idee in ambito televisivo.

Cosa sono per te le parole?

È strano leggere da uno scrittore, un autore, che non sa dare una definizione di “parola”. Le parole, per me, sono difficili da usare, non so mai trovare quelle giuste forse perché in passato tante mi hanno ferito, tante sono usate a sproposito come giudizi. Trovare parole belle non è facile, potrebbero risultare a volte esagerate e passeresti per spropositato. Le parole belle e le parole brutte nascono comunque dal cuore, le mie, cerco sempre di ponderarle e il più delle volte di lasciarle scorrere liberamente senza badare troppo a cosa sia meglio o peggio dire. Le parole portano con sé quindi l’essere di una persona, la sensibilità. Nel mio caso, parola alla quale tengo molto? La sincerità.

Quali immagini trattieni dal corso della tua vita? In altre parole, quali immagini affiorano nella tua scrittura?

La mia adolescenza. Il lusso delle cose semplici, della vita da cortile. Delle carezze sul divano, delle sere a spazzolare i capelli della nonna dopo una giornata nell’orto. Riaffiora il tema della morte, che ho conosciuto con la persona più cara in assoluto, come lentamente una persona riesca a spegnersi nonostante combatta per la vita. Riappaiono come flashback tutti i pregiudizi, tutte le volte che ho ricevuto una porta in faccia o un urlo di disprezzo. Riaffiorano le immagini della mia terra che amo vedere mutare nelle stagioni, lontano dalla vita di città.

Rifacendosi al titolo del tuo secondo romanzo, qual è l’ultimo libro che ti ha fatto sorridere/ridere?

Credo sia la domanda più bella che io abbia mai ricevuto. Non ho mai sorriso o riso leggendo. Sembrerà strano ma quando leggo, sono così immedesimato nel volermi “gustare” il concetto che incredibilmente mi si azzerano le emozioni a meno che si rifletta una situazione che ho vissuto. In quel caso, a strapparmi un sorriso si riesce, l’ultimo libro che l’ha fatto è stato “Buona apocalisse a tutti!”, che in questi tempi uno non sottovaluterebbe.

E, al contrario, l’ultimo libro che ti ha fatto commuovere/piangere?

Il Vangelo secondo Giovanni. Nel tratto della Passione. Un racconto profondo, riproposto nella sua interezza nel Venerdì santo. Dati per scontati, ma quando riletti? Ho riletto anche il “Cantico dei cantici” una meraviglia dove si incontra poesia e religione.

Da chi vorresti ricevere una recensione o un consiglio letterario?

In tutta sincerità da Michela Murgia che trovo arguta, schietta e incisiva.

E nel mondo dello spettacolo e della tv, a te tanto cari, da chi vorresti che ti venissero dedicati alcuni minuti?

Da chi lo voglia fare con sincerità, tempo da dedicare senza fretta per un intimo ascolto condiviso. Forse la società oggi è in grado di proiettare sul mercato pseudo talenti che intorbidiscono la strada per chi ha una progettualità di vita legata alla tv. Continuo a conservare il mio sogno nel cassetto che porto avanti da più di sei anni, con la tradizionalità che mi contraddistingue per un incontro con Maria De Filippi al fine di condividere idee e pensieri di una tv che sento appartenermi.