Rottami Metallici e RAEE: Pilastri dell’Economia Circolare in Italia tra Successi e Sfide

I dati sui rifiuti di rottami metallici e RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) dimostrano come questi materiali abbiano un ruolo cruciale nel supportare la sostenibilità economica e ambientale all’interno dell’economia circolare in Italia. L’analisi delle opportunità e delle criticità legate a questi settori offre uno spunto per comprendere meglio i progressi fatti e le sfide ancora aperte.

Il contributo dei rottami metallici

Uno degli aspetti più rilevanti dell’economia circolare italiana è l’alto tasso di circolarità dei materiali. In particolare, per i minerali metalliferi, quasi il 50% dei materiali utilizzati proviene da processi di riciclo e recupero. Nel 2022, il tasso generale di circolarità dei materiali in Italia ha raggiunto il 18,7%, un valore superiore a quello di paesi come Germania e Spagna. Questo risultato mette in luce l’efficacia del sistema italiano nel chiudere il ciclo dei materiali, trasformando i rifiuti in risorse rinnovate.

L’Italia si distingue anche per il trattamento dei rifiuti metallici ferrosi, rappresentando il 21,5% del totale europeo, un primato che sottolinea l’efficienza del Paese nel valorizzare questa tipologia di rifiuto. Anche nei minerali non ferrosi, l’Italia occupa una posizione di rilievo, collocandosi subito dopo la Germania. Questo successo permette non solo di ridurre la dipendenza dalle materie prime vergini, e quindi dall’estrazione di risorse naturali, ma anche di limitare l’impatto ambientale della produzione industriale.

Il riciclo dei metalli ha inoltre un impatto diretto sulla sostenibilità delle filiere produttive: i beni realizzati con materie prime da riciclo presentano vantaggi sia in termini ambientali (riduzione delle emissioni e del consumo di suolo) che normativi, grazie a una disciplina di prodotto semplificata rispetto ai materiali vergini provenienti dall’esterno dell’UE. Grazie alla crescente domanda interna, il mercato dei rottami ferrosi riciclati è in forte crescita, diventando una risorsa strategica per l’industria italiana ed europea.

Tuttavia, persiste una criticità legata alla dipendenza estera per metalli non ferrosi preziosi: nonostante il riciclo, l’Italia deve fare affidamento su importazioni extra-UE, con un valore medio unitario che supera di oltre il doppio quello scambiato tra Paesi comunitari.

Il contributo strategico dei RAEE

I RAEE rappresentano una componente fondamentale della transizione verso un’economia circolare più sostenibile. La loro gestione efficiente è strategica non solo per ridurre la dipendenza da materie prime critiche (CRM) provenienti da paesi esterni all’UE, ma anche per rafforzare la filiera industriale europea. Tuttavia, in Italia i tassi di raccolta si rivelano ancora insufficienti: nel 2023 sono state raccolte 349.345 tonnellate di RAEE domestici, con un calo del 3,1% rispetto all’anno precedente. Questo porta a un tasso di raccolta del solo 34%, ben lontano dall’obiettivo minimo fissato dalla Direttiva UE del 65%.

Incrementare i tassi di raccolta potrebbe generare enormi vantaggi: si stima che aumentare i recuperi consentirebbe di ottenere fino a 17.000 tonnellate di CRM, pari al 25% di quelle importate dalla Cina nel 2021. Tuttavia, le sfide tecniche non mancano. Negli impianti italiani si incontrano difficoltà nella gestione delle frazioni plastiche non omogenee e nella separazione delle componenti residuali. Inoltre, mancano tecnologie industriali economicamente sostenibili per estrarre metalli preziosi e CRM dalle frazioni fini dei rifiuti.

Un aspetto cruciale è la tracciabilità dei flussi RAEE: garantire un controllo puntuale significa rendere più efficienti le operazioni di recupero e riciclo su scala europea, sfruttando al massimo le economie di scala.

Sostenibilità economica

Investimenti nell’economia circolare: La percentuale di PIL destinata all’economia circolare in Italia si colloca al di sotto della media europea (0,7% rispetto allo 0,8%). Gli investimenti per addetto risultano inoltre inferiori rispetto a quelli registrati nel periodo precedente alla pandemia da COVID-19.

Valore aggiunto: Il contributo dell’economia circolare al PIL italiano è maggiore rispetto a quello di altri grandi Paesi dell’UE, raggiungendo il 2,5% nel 2021. Tuttavia, tutti e tre gli indicatori principali (valore aggiunto, occupazione, investimenti) mostrano un trend negativo, segnalando una contrazione del settore legata agli effetti della crisi pandemica.

Incentivi fiscali: Viene proposta l’introduzione su larga scala di un credito d’imposta per l’economia circolare, l’applicazione di un’IVA ridotta per la compravendita di materie prime seconde (MPS) e la destinazione di una quota del gettito derivante da imposte ambientali a iniziative green, così da rendere il riciclo economicamente più vantaggioso.

In conclusione, i rottami metallici e i RAEE apportano un contributo rilevante alla sostenibilità economica e ambientale in Italia. Tuttavia, permangono sfide importanti, come l’incremento dei tassi di raccolta dei RAEE, il miglioramento delle tecnologie di trattamento e un aumento degli investimenti destinati all’economia circolare.