Da Bruxelles l’eurocommissaria Kallas esorta i Paesi membri a spendere di più per il riarmo. Secondo lei, “ogni euro” usato per welfare, scuola e sanità è inutile senza la difesa. C’è chi segue tale approccio, in primis la Polonia, mentre in Germania vi sono differenze di vedute anche all’interno del governo stesso.
Polonia fortissima
Varsavia ci tiene a diventare l’esercito più forte d’Europa, almeno in termini numerici e di potenza di fuoco. Ha infatti raddoppiato il numero di uomini a disposizione, arrivando a 200mila unità, e compra orgogliosamente armamenti moderni da USA e Sud Corea. L’atteggiamento polacco è strenuamente atlantista e antirusso e su queste premesse sta costruendo la difesa dei prossimi anni. Per adesso il progetto è sostenuto da una splendida crescita economica, ma cosa succederà se anche Varsavia sarà colpita dalla crisi che già investe i suoi vicini e non?
Londra indecisa
Il Regno Unito ha cambiato diversi premier e governi negli ultimi anni, passando adesso da Tory a Labour. Ma ha sempre confermato l’impegno di un notevole aumento di spese per la difesa entro fine decennio. Ora però il primo ministro Starmer fa sapere ai Paesi baltici e scandinavi, gli alleati più stretti dei britannici in Europa, che le finanze nazionali piangono, facendo capire che dovrà smarcarsi da quella promessa. In ogni caso gli esperti consigliano Londra di definire esattamente come vorrebbe vedere il suo esercito fra breve tempo, se più impegnato ad esempio in chiave anti-russa oppure in Medio Oriente. Non può infatti reggere tutte le missioni e le funzioni che vorrebbe.
La Germania e le elezioni
Tre anni Berlino aveva promesso un investimento da 100 miliardi di euro per il riarmo. Il ministro della Difesa Pistorius ribadisce la necessità di aumentare ancora la spesa, nonostante tutto. Però sia il cancelliere Scholz che il suo avversario alle prossime elezioni Merz dicono di non voler tagliare troppo pensioni, trasporti e altre istanze sociali. Alle parlamentari di fine febbraio si capirà in che direzione si muoverà il prossimo governo, che dovrà calibrare le esigenze dei cittadini tartassati dalla crisi e quelle dell’industria bellica. Fonte: https://strumentipolitici.it/risollevare-le-economie-nazionali-non-e-prioritario-militarizzare-il-continente-si-il-chiodo-fisso-di-certi-euroburocrati/