C’era da aspettarselo il nuovo forte indice di gradimento del pubblico quirite per uno degli autentici “cavalli di razza “ della satira nostrana, che se non vengono dalla scuola dell’ottavo indimenticabile re di Roma qual era il prodigioso ed estroso, frizzante e salace, Gigi Proietti, si sono fatti da soli con estrema genialità e versatilità ben sviluppata ed affinata con il tempo. Uno di quest’ultimi è senza dubbio il graffiante e pungente attore della zona di San Giovanni, ora residente a Piazza Tuscolo, che ha collezionato una vita piena di sorti felici e tristi, con tre matrimoni e tre figli alle spalle, che tuttavia ha mantenuto una semplicità e sincerità di carattere, una cordiale affabilità e fiducia nel futuro, cui guarda con serenità nonostante la tormentata esistenza che la nonna gli aveva prognosticato quando era ancora giovane leggero e spensierato. Egli , come ogni anno, torna abitualmente ad accogliere con entusiasmo i suoi affezionati spettatori al teatro Olimpico di Piazza Gentile da Fabriano, sciorinando alcuni propri pezzi sarcastici divenuti consueti ed amati dagli astanti che gradiscono risentirli, ma inserendo sempre alcune tematiche e schemi sociali inediti dettati dal momento che stiamo attraversando. Stavolta oggetto centrale del lavoro “Ai miei tempi non era così” è il confronto storico – sociologico tra il secondo dopoguerra e l’oggi per verificare ciò che è cambiato e se nel mutamento c’abbiamo guadagnato o rimesso, secondo il noto adagio “Si stava meglio quando si stava peggio”. Dunque è partito considerando salacemente come prima erano superiori le buone maniere nella comunità civile, c’era più rispetto, cortesia ed educazione, possibile rilevare dal modo di fasre approssimativo e superficiale di medici che non ti rispondono al telefono o ti fissano appuntamenti a lunga distanza come gli impiegati di banca, se non ti prendono a botte com’è avvenuto con estrema maleducazione al collega Ghione all’Agenzia delle Entrate da parte del barista che non rilascia i dovuti scontrini ed a tal proposito ha svelato un episodio personale che dimostra l’atteggiamento che spesso si riscontra negli esercizi pubblici. Un barman alla sua richiesta di bottiglie fresche di bevande gli ha detto di servirsi da solo nel frigo, per cui avrebbe voluto lasciare pure i soldi lì per la scarsa attenzione che riceviamo nei locali commerciali. Intanto gli “aficionados”, incuriositi dalla psicologica disamina del vissuto quotidiano del buon Maurizio, avevano riempito la platea, accolti dalle note pianistiche del maestro Carta ed il sipario s’era aperto con immagini “cinemascope” in bianco e nero del passato, in cui lui era bambino sulle ginocchia della nonna nell’osteria “le Grotte di San Giovanni” alla mano a prezzi accettabili e ad immergerci nel “Come Eravamo” era stata pure la novità del complesso orchestrale dei “Los Locos” con il trombettista Roberto proveniente da Vicenza che, nel confronto con Roma, la città del Palladio facilmente percorribile a piedi o transitabile in poco tempo in macchina risulta per Battista ideale da viverci. Poi ha riflettuto sul fatto che sul borderò delle sue serate dai notevoli incassi hanno inciso le partite delle Coppe, amore passionale degli Italiani, fino alla sconfitta ieri sera dell’Italia da parte dei bianchi leoni albionici di San Giorgio , che hanno vendicato la finale di Wembley del 2021. Non è mancata neppure una stoccata contro la maratona di domenica scorsa che ha bloccato Roma insieme al polemico ed infuocato derby,, mentre prima non accadeva ed ha consigliato per l’avvenire di spostare il percorso dal Piazzale Marconi all’Eur sulla Pontina così andrebbero non più gli anziani e quelli di mezz’età, ma i veri sportivi ed interessati visto che la vittoria arride sempre agli Africani delle pianure e montagne. In relazione con il traffico ha messo in risalto come per attraversare la capitale e parcheggiare, esagerando volutamente con la sua icastica iperbole, ci vogliano 9 ore in casi limiti di congestione di traffico o pioggia per cui lo stipendio dovrebbe essere calcolato a parte; in seguito ha intavolato una simpatica e colloquiale chiacchierata con le prime file, come fa sempre, per avere una partecipazione diretta interattiva e sentire i “ desiderata” del pubblico che si sposta da tutte le zone della metropoli : dal Prenestino all’EUR, da Monteverde a Centocelle e la Magliana, dal litorale ai Castelli Romani. Altra differenza con il passato è che le macchine dal 2035 dovranno essere elettroniche, con la metro C che corre sui binari senza conducente già ora, ma dove saranno messe le ricariche elettriche od all’idrogeno ed come si farà a saperlo, senza pensare alla fine degli operai delle fabbriche di normali automobili?
Prima se andavi al ristorante le pietanze erano abbondanti e c’era gusto a mangiare, tanto che uno vedeva il convitato allorché era arrivato a metà piatto, c’era più dimestichezza e familiarità con i camerieri, mentre ora non sai come chiamarli, devi regolare il tono di voce a seconda del locale e del prezzo, che in alcuni casi è davvero esorbitante e non invoglia a tornare. Ha fatto elencare 3 ristoranti dalle cifre stellari da alcuni spettatori, come Claudio maestro di tennis che ora il padel sta soppiantando, ha interrogato pure una studentessa di Lettere Classiche di 22 anni, a cui manca solo l’esame di Glottologia, che noi sostenemmo ottimamente a suo tempo, per laurearsi, per sapere dove avesse pagato un conto smodato che razionalmente non tornava una volta usciti. Lui ha palesato l’esperienza personale avuta nel locale dell’imprenditore Flavio Briatore a via Veneto, in cui un perfetto addetto all’accoglienza gli ha domandato il soprabito e lui aveva solo modestamente il giubbotto, poi sono venute ridotte porzioni “gourmet” che non valevano il conto e ti lasciavano a stomaco vuoto. Insomma c’è molta ipocrisia nella società contemporanea, oltre ad un analfabetismo ed ignoranza di ritorno che non ti permette di stare al passo con i tempi della sofisticata tecnologia dei “mass – media” e su questi dati, come sulla corruzione e truffa imperante ai danni dello Stato e quindi di tutti noi, ha calcato la mano il virtuoso ospite Dado che ha portato la fresca ventata di spunti critici velenosi, barzellette metaforiche e canzonette irridenti con la sua chitarra. Faranno coppia insieme Dado e Battista il 18 e 19 Aprile al Golden per chi se l’è persi. Prima il generoso ed umorista dal buon cuore Battista, che alla fine ha omaggiato il pubblico con un nuovo testo “Cadeau” dal titolo “ A cena con il prete” con un ipotetico Don Luigi a cui confessa le sue pene di uomo solo dopo la terza moglie da cui ha avuto una bambina che si vede nello schermo di fondo; ha aperto il suo cuore e c’ha svelato alcune avventure personali come quando è andato con l’amico Gino a Barcellona non sapendo lo spagnolo e quindi successivamente per due mesi, nel periodo di Carnevale, al sambodromo di Rio de Janeiro tentando di ballare e salendo sul Corcovado per gustare l’ottimo panorama della baia, arrampicandosi sul Cristo elevato per affacciarsi con sorriso soddisfatto dalle sue braccia. Rientrato a Roma, è stato invitato da Milly Carlucci alla trasmissione “Ballando con le stelle” della coreografia, comunque lui timido e preoccupato, complessato, dall’eventuale brutta figura non ne è stato capace né con Ricky Martin e nemmeno con il fulgido astro di Raz Degan. Intanto era venuta la pandemia e lui aveva prontamente fatto il vaccino a Piazza dei Cinquecento con l’incredibile “Astrazenega” non conoscendo l’altro, mentre il confidente di prima Gino era stato “No Vax” non fidandosi dei medici ed ignorando il contenuto del siero con la temuta reazione, che il caro ed estroverso Maurizio ha confessato di non aver avuto come noi arrestatici alla quarta dose. Sul palcoscenico è poi salito un altro ospite : il mago mentalista Andrea Paris capace di provocare sensazioni mentali ed emozioni a delle persone facendo loro credere che sia avvenuto quello che non è stato. A riprova delle sue arti seduttive dell’intelletto, ha fatto salire sul palco due ragazze a cui ha trasmesso l’illusione, la falsa percezione, d’ essere state toccate, strusciate, non essendo invece così. Quindi Battista ha preso di mira la gente che nei supermercati non sa spendere non vedendo l’etichetta e neppure la composizione del prodotto, cosa che prima dello snobistico consumismo non si registrava e per fortuna ora si ritiene giusto applicare l’avvertenza con il “ plus” indicativo del semaforo dai tre colori che la data di scadenza della vivanda non è perentoria per non buttare cibarie ancora utilizzabili, ma piuttosto non notando quanto dell’elemento principale del cibo c’è veramente in quello che acquistiamo. Occorre essere più attenti e smaliziati, alla guisa di quanto si fa in farmacia con i medicinali generici ed equivalenti, di cui però molti ancora non si fidano, avendo scarsa cultura farmacologica od assurde fissazioni e preconcetti. Un altro sketch esilarante del vulcanico, dinamico e perspicace Battista è stata l’inveterata esibizione di cartelli grotteschi e paradossali con una serie d’equivoche e contrastanti etichette, informazioni e didascalie, nomi di negozi similmente a quello ossimorico e parodistico d’una pescheria “Cozze e ca..”. Enormi e frizzanti, garbati e spericolati, sono stati i “voli pindarici” ed il “flusso di coscienza” joyciano del caloroso ed inappuntabile Battista che, dopo la sequela degli inverosimili ed abbondanti cartelli alla maniera di Cristiano Militello nella trasmissione informativa sarcastica della rete ammiraglia di Mediaset, ha detto che ha avuto la rottura del tendine dell’omero del braccio destro per cui aveva problemi nel provvedere ai suoi essenziali bisogni fisiologici, oltre al fatto che già soffre da tempo della patologia dell’emorroidi e d’una fistola nel retto. Logicamente lo spettacolo , oltre a non avere un “fil rouge” di raccordo unitario, mancava anche della precisa durata, poiché Maurizio procede a ruota libera secondo l’ispirazione dettatagli dal pubblico che fa spalla e bisogna che colga al volo le sue battute improvvise, pur se talora scontate per chi lo conosce bene, come noi. In questa circostanza il suo ultimo conversare con gli spettatori è durato 200 minuti e s’è chiuso meravigliosamente con un’altra sorpresa o “chicca” per i suoi fedelissimi : I “Los Locos” hanno cantato il repertorio “vintage” del mondo musicale degli anni Settanta e Novanta del secolo trascorso, mentre le ballerine in vesti grige imperlinate e luccicanti eseguivano danze moderne acrobatiche e capriole carpiate, accompagnando pure Daniele Si Nasce, il maggior imitatore di Renato Zero e dei suoi “sorcini”, con le “cover” d’un paio di canzoni del cantautore romano, come “I migliori anni della nostra vita”, suonate al pianoforte dal maestro Carta. Lo straordinario spettacolo, cesellato dalle fragorose risate di chi se lo gode pienamente senza perdersi una battuta, resterà al teatro Olimpico fino alla domenica delle Palme il 2 Aprile e poi andrà in giro in tutta Italia dal Nord al Sud, fino all’ultima settimana di Maggio al Lirico di Milano. Dunque ancora una settimana c’è per gustarlo a tutto tondo nella comparazione circostanziata tra ieri ed oggi senza infingimenti e menzogne. Il posto si trova in ogni ordine e settore , relativamente alle disponibilità finanziarie di ciascuno.
Giancarlo Lungarini