Per ridare un senso all’esistenza e tornare ad essere positivi per gli altri, per comunicare loro valori ed ideali di vita in cui credere, per aiutare psichicamente il nostro prossimo, dobbiamo essere in pace con noi stessi, sentirci vivi dentro ed essere realizzati. Proprio quello che inizialmente non è la psicoterapeuta Martina che un anno prima è stata abbandonata sull’altare dal fidanzato che doveva sposarla e che poi è stata ingannata dal nuovo spasimante conosciuto ad un bar dov’era andata a sfogare nell’alcol la sua isterica depressione. La scoperta del raggiro e del comportamento infingardo ed insincero , poco onesto, di codesto Latin lover”, incarnato dall’autore e regista Marco Cavallaro, è solo il punto di partenza di questa ennesima produzione romantica del poliedrico ed inventivo, con una geniale ricchezza d’idee e trovate, Cavallaro, che unisce tale ultima “chicca” comica alle precedenti commedie già baciate dal successo :”That’s love”, “Se mi sposo, mi rovino” e “Amore, sono un po’ incinta” sull’inattesa maternità, tema oggi polemicamente discusso in politica con fiero accanimento tra le due opposte linee di pensiero conservatrice e progressista per il divieto ai sindaci di registrare demograficamente allo stato civile figli di genitori omosessuali e per la questione della maternità surrogata proibita in Italia per evitare un mercimonio, come hanno sottolineato le pesanti parole degli onorevoli Rampelli e Mollicone che hanno provocato la reazione laica con la manifestazione di sabato scorso a Milano. Dalla constatazione del riprovevole fatto in oggetto la penna dello scrittore fa scattare la tecnica del “Flash back” che ci racconta le sedute terapeutiche della psicologa dopo l’amara delusione avuta e patita al momento del fatidico sì dal promesso sposo non sentitosi all’altezza delle responsabilità della nascente sua famiglia e perciò datosi ad una precipitosa fuga, pure per le parole poco tranquillizzanti ed esortative del celebrante. Nell’ultimo anno, ricevendo le sue pazienti Giselle, Laura e Roberta, ognuna con una sua particolare aspettativa, taglia e foggia esteriore, la dottoressa è stata piuttosto scontrosa e scorbutica, impaziente, non riuscendo a comprenderle, ad infondere il giusto coraggio e l’adeguata terapia, anzi spesso non essendo in grado di creare un dialogo incoraggiante, intuire le differenti situazioni e finendo con il cacciarle via, non avendo l’adeguata affabilità per il trauma e lo choc subiti a ciel sereno e non ancora rimossi.Si sa che con i pazienti ci vuole spirito d’immedesimazione ed intuito di quello che stanno soffrendo, ma se il primo malato è il professionista non c’è niente da fare, in quanto diventa d’uopo citare l’adagio evangelico “Medice, cura te ipsum”. In preda alla crisi d’astinenza e sempre maggiore frustrazione avvilente, traumatizzante nel suo agire, una sera Martina va al bar vicino e modesto in cui trova il barista Luivi ed il giovane aitante Ettore, impersonato stupendamente dallo stesso Cavallaro, che se ne invaghisce al primo sguardo erotico; d’altronde l’amore dev’essere il classico colpo di fulmine che ci viene incontro spontaneamente, non si cerca, non si compra, ma capita da solo se hai fortuna. La sbadata psicoterapeuta Martina dimentica al bar l’agenda dei suoi appuntamenti e così incuriosito Ettore, dandole una furtiva lettura subdola, scopre i nomi e le inclinazioni delle sue pazienti a cui lei, prima inferma d’amore, non è in condizione di venire in aiuto. Pertanto lo spasimante desideroso di concupire Martina si reca con un secondo scopo da lei a restituirle l’agenda e studia una strategia per venirle in soccorso con il ritroso da principio Luivi, per dimostrarle il suo affetto disposto a tutto pur di conquistarla.
Quindi Ettore si sdoppia in altri tre corteggiatori per fare felici Laura, Roberta e Giselle, restituendo in tal modo credibilità e fiducia nella specialista. Laura è la giovane personcina dabbene, seriosa con gli occhialini ed apprezzante la cultura per cui per lei ci vuole un competente critico d’arte che la conduce ad una mostra su Malevic e la pittura informatica ed astratta russa, seducendola con la sua squisita competenza; Roberta è invece un’affascinante ragazza in minigonna e rockettara che deve sentirsi attratta da un suo simile, un guappo o bullo dall’andatura dinoccolata ed altera che la corteggia con passione sfrontata. La terza Giselle è un po’ obesa e tende al femminismo non essendo a suo agio con i giovani ai quali non trasmette alcun impulso erotico e dunque nei suoi incontri non scatta nulla di positivo, per cui la dottoressa le ha suggerito di provare con l’esperienza omosessuale, oggi di moda e tendenza in ciascun settore della vita comune e politica, per non parlare della pedofilia. Tutte e tre rivalutano i suggerimenti di Martina e le esprimono la loro contentezza ed improvvisa gioia per aver centrato finalmente l’obiettivo sperato, ma con altrettanta velocità subentra lo schianto morale e lo smacco cocente allorché, come nel celebre film “Perfetti Sconosciuti” di Paolo Genovesi, scoprono la verità guardando il numero di cellulare del loro presunto amante : è lo stesso e perciò s’è tradito e tutta l’impalcatura montata per far risorgere professionalmente Martina ed aiutarla con uno scopo sentimentale è crollata per il distratto errore strategico di Ettore, smascheratosi come il padre, ex guardia penitenziaria, con il figlio ad Alatri per l’uccisione del povero Thomas. Erano stati loro a recarsi dall’autorità inquirente per dissipare i i dubbi su di loro, ma si sa che “excusatio non petita, accusatio manifesta est” e poi lui era arrivato in discoteca trafelato ed inquieto, segno di qualcosa che ancora lo turbava. A quel punto torniamo, come in una circonferenza che si chiude, all’inizio della pièce con la “debacle” psichica ed umorale delle tre ragazze, che pure avevano assaporato un fremito di felicità, un inaspettato calore di piacere e Laura e Roberta avevano anche ballato un passionale tango con il critico ed il guappo sulle note musicali suonate dal compiacente Luivi, dopo il diniego iniziale. Ettore sarà turbato ed in preda alla disperazione per aver fallito nel tentativo di vincere il cuore di Martina, riscattandola agli occhi delle clienti, tanto da essere lui adesso affranto e desolato, ma finisce così o c’è ancora un’ultima possibilità che non si nega a nessuno? Poi siamo in una commedia ed allora c’è spazio per un chiarimento ed una riconciliazione di cuori infranti? Noi non ve lo diciamo, andate a visionare lo spettacolo e vi toglierete il gusto di scoprire il finale. Splendido nella recitazione ed efficacemente interattivo è il cast scelto da Cavallaro : Peppe Piromalli è sia il prete poco affidabile e persuasivo che il barista complice dell’architettato piano ,Margherita Russo è la signorina Laura in camicetta rossa e gonna nera, Anna Bellucci avvince con il suo splendore esuberante femminile e slanciate, affusolate, gambe, mentre Alessia Francescangeli veste i panni della pingue ,pur se alta, Giselle nel ruolo dell’amore alternativo rispetto alla normalità del progetto cristiano e naturale. La scenografia, che mette su un piano rialzato lo studio della dottoressa, lasciando in basso il bar e la casa delle tre donne in cerca di sessualità piccante, è stata disegnata da LolloZollo Art. La regia in chiave satirica su uno scottante argomento sempre attuale, come quello della serenità in due, ma oggi ancor più di grido per l’implicanze dei figli non riconosciuti legalmente e delle crescenti famiglie allargate, dei lettini per la terapia rigenerativa interiormente, è ben impostata da Cavallaro, nonostante qualche difficoltà per imprevisti tecnici. Il lavoro sarà in programmazione al teatro de’Servi di Largo Chigi fino al 2 aprile.
Giancarlo Lungarini