L’intervista a Federica Tordella

Oggi intervistiamo Federica Tordella, autrice del romanzo Il silenzio nel mondo di Kugiso, buona lettura a tutti.

Da dove è nata la tua passione per la scrittura?

Scrivere mi piace da sempre, da quando a scuola il lunedì mattina la maestra ci dava due ore di tempo per scrivere un testo libero e allora mi sbizzarrivo raccontando le avventure del fine settimana o inventando storie. Da allora ho continuato a scrivere, talvolta solo per me stessa, lunghe lettere o racconti che ho sempre tenuto nel cassetto, fino a poco tempo fa, quando ho deciso di provare a lavorare su un’idea che mi ronzava in testa da molti anni, ma che non avevo mai deciso di sviluppare davvero.

Cosa ascolti mentre scrivi?

Se intendi quale musica, preferibilmente nulla.

Quando scrivo sono concentrata solo sull’elaborazione delle idee che ho in quel momento e la situazione ideale è il silenzio assoluto. Mi capita però sovente di essere circondata da rumori, da viavai di persone e di essere interrotta; allora devo concentrarmi per lasciare fuori tutto ciò che è di disturbo.

In ogni caso, anche se ci fosse un sottofondo musicale non lo ascolterei.

Quello che ascolto veramente è ciò che sto immaginando: ascolto i personaggi, i loro pensieri e riporto tutto ciò nel testo; se sto lavorando ad una rielaborazione, l’impegno è più tecnico: devo riordinare i tasselli, ascoltare se le frasi scorrono o se ci sono stonature. Anche per questo lavoro il silenzio è il sottofondo più adatto.

Quanto di te metti nelle tue opere?

Moltissimo. Anche quando cerco di narrare situazioni molto lontane dal mio vissuto, le idee provengono comunque da me e immancabilmente nei personaggi si

ritrova qualcosa del mio carattere, del mio modo di parlare o di pensare.

federica tordella

Il genere che preferisci scrivere

Mi piace liberare la fantasia. Partendo da situazioni o persone vere immagino la storia e provo a svilupparla mentalmente per scoprire dove posso arrivare e, non sempre, ma sovente, la storia finisce nel fantastico o meglio nel surreale. Quindi la risposta corretta alla domanda è che il genere che preferisco scrivere è il fantasy, sebbene ancora stenti ad accettare questa classificazione, dato che i miei testi sono parecchio lontani dal classico fantasy con gnomi, fate, e draghi.

Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura

Il mio unico romanzo “Il Silenzio nel Mondo di Kugiso”. Un’idea che mi ronzava nella testa da molti anni, ma che non avevo mai pensato di sviluppare realmente; semplicemente immaginavo a quanto originale sarebbe potuto essere un romanzo che raccontasse di quell’evento, ma non mi ero mai spinta oltre.

Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?

Dipende da quanta suspense penso di dover creare, dall’atmosfera e dalle sensazioni che desidero far percepire. Il discorso diretto, se ben strutturato, è più immediato e fornisce una visione più realistica della scena. Ma talvolta preferisco il discorso indiretto; se per esempio voglio fornire una visione da una posizione esterna, più in disparte e più distaccata, ritengo opportuno che sia il narratore a raccontare ciò che vede, sente e sa.

Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?

La corsa. Mi è sempre piaciuto correre, è il mio momento di svago, in cui sono da sola e libera di decidere dove andare, quanti chilometri percorrere e a quale velocità. E’ un momento in cui non sono interrotta da nessuno nel

mio flusso di pensieri e in cui non ho distrazioni. Se sono bloccata con la scrittura il momento della corsa mi consente di concentrarmi sul punto della storia in cui mi sono fermata e di tornare a casa con buone idee, che devo subito appuntare su un notes, altrimenti rischiano di dissolversi e sparire in poco tempo.

Hai una beta reader per le tue storie?

Ho alcune amiche a cui sottopongo i testi per le correzioni e per verificare che non vi siano incongruenze. Poi le interrogo per accertarmi che davvero si capiscano alcuni passaggi che sospetto non siano chiarissimi. Ma il mio miglior beta reader ed editor è mio papà (che ormai chiamo scherzosamente “Editor, my Editor”), che mi corregge minuziosamente tutti i testi e con cui discuto fino al litigio le frasi o i paragrafi da lui incriminati. La parte di lavoro che condividiamo è estenuante, ma devo ammettere che dopo il suo passaggio il testo guadagna notevolmente in qualità.

Il primo libro letto?

Non me lo ricordo! A scuola, fin dalle elementari, leggevo molto, non saprei dire quale sia stato il primo vero libro. Ne ricordo però bene uno, sebbene non sicuramente il primo, letto da bambina e poi riletto tante volte da adulta, che ha lasciato il segno e che mi è rimasto nel cuore: “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery. Se devo pensare a un libro dell’infanzia, quello è sicuramente “Il” libro.

Il tuo libro preferito?

Domanda difficilissima. Chi ha un solo libro preferito? Il piccolo principe, Il cacciatore di aquiloni, Il maestro e Margherita, L’amore ai tempi del colera, Il ritratto di Dorian Gray, … potrei proseguire ed elencarne tantissimi. Sovente i libri che preferisco sono quelli che mi sorprendono facendomi scoprire cose nuove o che mi emozionano particolarmente. Tra i libri letti di recente quello che più mi ha sorpresa ed emozionata è “Circe” di Madeline Miller.

Non essendo una grande conoscitrice della mitologia greca, mi ha colpito come tanti miti diversi si siano intrecciati con la storia di Circe e come il personaggio sia tanto ben delineato nella sua psicologia, con le sue paure, i suoi dubbi, la sua determinazione. Interessanti anche tutti i personaggi che la circondano, dagli dei agli uomini agli esseri fantastici. A pensarci bene … sembra un fantasy!

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