Per tenere sotto controllo l’andamento della pandemia originata dal coronavirus, è necessario testare i soggetti che potrebbero essere infetti in modo da attivare le misure di contenimento in modo preventivo, come la quarantena per un periodo di 14 giorni. Ovviamente, non è possibile testare tutte le persone indistintamente; pertanto, è necessario conoscere le differenze tra i vari test e quando effettuarli.
Tamponi antigienici e molecolari
Il tampone deve essere effettuato quando si entra in contatto con un soggetto positivo al coronavirus, oppure quando si presenta una sintomatologia ritenuta dal medico di base o dal pediatra riconducibile al coronavirus.
Ad effettuare il tampone, è il personale sanitario, che segue scrupolosamente le modalità stabilite dall’Istituto Superiore di Sanità. Utilizzando il tampone rinofaringeo (uno stecchino cotonato lungo 15 cm circa), si possono effettuare due tipologie di ricerca: l’RNA virale oppure gli antigeni virali proteici.
Nel primo caso, la ricerca è sicuramente più affidabile in quanto il test è molto sensibile e rileva anche i frammenti più piccoli di RNA virale, ma ciò può costituire anche uno svantaggio perché i frammenti non indicano un’infezione in atto. Invece, la ricerca degli antigeni, ha una sensibilità simile alla ricerca dell’RNA solo se effettuata nei primi tre giorni di contagio, altrimenti si riduce al 94% circa.
Quando fare il tampone
Come già detto, il tampone viene effettuato in presenza di sintomi, sotto indicazione del medico. Ma quali sono i sintomi in questione? In genere, il tampone si effettua in caso di febbre di almeno 37.5°, brividi, mal di gola, naso che cola, tosse, difficoltà respiratorie o perdita/diminuzione/alterazione del gusto e dell’olfatto, oltre che diarrea, specialmente nei bambini più piccoli.
Un altro caso in cui è necessario sottoporsi ad un tampone, è uno stretto contatto con un soggetto risultato positivo, ed il test va effettuato dopo almeno 72 ore dal contatto a rischio, per lasciar decorrere il tempo di incubazione. Se si entra in contatto con un contatto stretto di un soggetto positivo, invece, non bisogna effettuare alcun tampone, tranne nei casi in cui compaiono i sintomi sopra menzionati. Se, invece, il contatto stretto della persona contagiata risulta positivo a sua volta, in questo caso è necessario sottoporsi al test.
Test sierologici
I test sierologici, invece, consentono di ottenere una risposta alla domanda: “ho avuto il coronavirus oppure no?”. Infatti, è possibile avere il coronavirus senza, però, mostrare sintomi, oppure avere una sintomatologia che a primo impatto non è riconducibile all’infezione da Covid-19.
Questo tipo di test ricerca la presenza di anticorpi igG ed igM, che l’organismo produce quando entra a contatto con il virus, ma tali anticorpi possono permanere anche quando l’infezione è ormai passata.
Proprio per questo, se si rilevano degli anticorpi a seguito di un test sierologico, potrebbe essere necessario confermare anche con un test mediante tampone. Al contrario, è anche possibile che gli anticorpi siano precedenti all’avvio della malattia e quindi il tampone potrebbe essere negativo. Il vantaggio di questi test è la possibilità di effettuarli anche in autonomia, semplicemente acquistando un kit con pungidito in farmacia, come l’ Autotest Covid-19 Biosynex.