Si usa l’aggettivo “effimero” per definire quelle opere d’arte il cui deterioramento o distruzione sono previste dal loro autore. Il suo fascino è proprio questo: solo chi è presente al momento della sua realizzazione può avere l’opportunità di venire a conoscenza dell’opera.
Le prime manifestazioni di arte effimera della storia sono la danza, la musica, le cerimonie e i rituali, adottate da ogni civiltà in forme diverse. Un’altra tipologia prevalentemente indiana di arte effimera è rappresentata dai tatuaggi temporanei all’henné, usati nei matrimoni tradizionali per decorare le mani e le braccia delle spose. Questi sono esempi di opere che hanno un inizio e una fine ben precise nel tempo e i cui autori e interpreti hanno trovato il modo di conservarle e trasmetterle.
Dal secolo scorso i mezzi di riproducibilità tecnica hanno affievolito la magia di questo genere di arte, perché tutto può essere ripreso, fotografato o registrato. Un’esibizione può essere immortalata anche col proprio telefono, così da poter essere conservata nel tempo ed essere vista da chiunque in un secondo momento. Ovviamente, l’atmosfera di uno spettacolo visto dal vivo non può essere sostituita da un video, una foto o una registrazione vista dal proprio dispositivo.
La sand art è una branca dell’arte effimera poco conosciuta, che riesce a stimolare l’attenzione e la creatività di chi la guarda. Viene realizzata da un artista che crea disegni o animazioni sulla sabbia, posta su uno schermo retroilluminato e ripresa dall’alto. Si tratta quindi di un vero e proprio spettacolo dal vivo che vede l’artista muovere la sabbia con eleganza per creare varie forme e figure, lasciando l’osservatore in uno stato di sospensione che si risolve solo a disegno finito. In questo lasso di tempo, l’attenzione delle persone è massima; le loro menti scatenano la propria creatività cercando di indovinare quale figura nascerà dalla sabbia.