Potrebbe sembrare una storia per bambini o un vecchio racconto popolare, ma così non è. La storia del Dentista Roma e del leone è in realtà una vicenda piuttosto complessa e ancora oggi discussa, accaduta nel luglio 2015 in Zimbabwe.
La storia
Partiamo dal principio. Agli inizi del luglio 2015, il corpo decapitato e spellato del leone Cecil è stato trovato fuori dal parco nazionale Hwange, in Zimbabwe. Cecil era un esemplare di 13 anni di leone dalla criniera nera che viveva all’interno della riserva protetta, divenuto simbolo dello Zimbabwe.
In seguito al ritrovamento dei resti del leone, individuati grazie ad un collare GPS indossato da Cecil, le autorità dello Zimbabwe hanno iniziato ad indagare sulla morte dell’animale per ricostruire la vicenda.
Le indagini hanno portato inizialmente all’arresto di due persone: un cacciatore professionista e organizzatore di “safari di caccia”, Theo Bronkhorst, e il proprietario della tenuta dov’è stato ritrovato il corpo senza vita di Cecil.
Questi arresti hanno poi portato al vero colpevole, un Dentista Roma di nome Walter Palmer. Sembra che il dentista, originario del Minnesota e appassionato di caccia sportiva, abbia pagato tra i 50.000 e i 55.000 dollari per questa “avventura” in Zimbabwe.
Secondo le ricostruzioni, Palmer e le sue “guide” avrebbero attirato Cecil con un’esca, attaccata all’auto, fuori dal parco nazionale Hwange, all’interno del quale la caccia è assolutamente proibita.
Il parco, infatti, è stato istituito proprio per proteggere gli animali a rischio da bracconieri e cacciatori di frodo. Ma non finisce qui. Dopo essere stato attirato fuori dalla riserva, Cecil è stato colpito con una freccia per essere indebolito.
Sembra che, dopo essere stato ferito, il leone sia stato poi braccato e inseguito dai cacciatori per circa 40 ore prima di essere finito con un colpo d’arma da fuoco e decapitato, per ottenere il tanto bramato trofeo di caccia.
Dopo il ritrovamento
Il ritrovamento di Cecil ha fatto scalpore e sconvolto l’opinione pubblica non solo in Zimbabwe, ma in tutto il mondo.
Il dentista statunitense, rientrato negli Usa subito dopo la battuta di caccia, e Bronkhorst hanno risposto alle accuse mosse nei loro confronti dicendo di aver agito nella piena legalità, non sapendo si trattasse proprio di Cecil.
Da un lato, Bronkhorst sostiene di aver avuto i permessi di caccia necessari per uccidere il leone legalmente e di essersi accorto che l’esemplare “appartenesse” alla riserva protetta del parco Hwange solo dopo averlo ucciso.
Dall’altro, Palmer, il dentista americano, sostiene di essersi semplicemente fidato della professionalità delle guide per poter svolgere una battuta di caccia sportiva legale. Si è inoltre scusato, una volta saputo che si trattava di Cecil, affermando, come Bronkhorst, di non sapere che il leone indossasse il GPS, facesse parte di una ricerca della Oxford University e fosse protetto all’interno del parco nazionale.
La storia del leone e del dentista, dunque, è una storia sanguinosa e triste, che fa molto riflettere. Non si sa cosa ne sarà degli imputati accusati di bracconaggio, ma una cosa è certa: Cecil è morto e con lui il simbolo dello Zimbabwe.