Nicola Del Vecchio: 1993 – nasce il “Rifugio La Vecchia”

Nicola Del Vecchio

Ho conosciuto Nicola Del Vecchio (16-07-1932/25-05-2019) durante una passeggiata in Abruzzo e poi, per coincidenza, ho conosciuto anche suo figlio per motivi di lavoro ed il quadro ha cominciato a prendere vita.

Solo due giorni passati insieme con Nicola ma una sintesi di emozioni e curiosità sollecitate da un “personaggio” che a quasi due anni dalla morte ho voglia di condividere.

Raccontare chi è stato Nicola Del Vecchio, il temperamento libero e……… libertino, le sue contraddizioni e sensibilità a doppio senso, il bisogno di socializzare e condividere la sua unica e vera passione (oltre ai western) caratterizzata dalle escursioni in montagna e poi, tutto il perimetro che lo ha rappresentato nei suoi 87 anni di vita…… non sapevo proprio come fare e per questo ho chiesto aiuto al suo unico figlio, Lino (Pasquale all’anagrafe), che mi ha subito risposto fornendomi uno stralcio del diario che ha trovato alla morte del padre.

“Il rifugio, prima picconata 08/08/1993. Da quel giorno con gran lena mi misi a lavorare. Andavo su quasi tutti i giorni (si riferisce al Monte Sirente dal versante di Rovere nella provincia di Rocca di Mezzo, il paese dove è vissuto fino al matrimonio con Maria D’Andrea), sempre con qualcosa in spalla e con lo zaino. Portavo i primi attrezzi per lavorare, pala, piccone, paletto di ferro e macete. Nella prima settimana di lavoro dovetti spianare il terreno rimuovendo con leve i sassi più grandi. Mi stancavo ma ero molto soddisfatto. Poi venne anche Ugo (amico di infanzia con qualche anno in meno) ed insieme cominciammo a fare sul serio. Dopo qualche giorno, mentre mi accingevo a tornare a Rovere, chi vado ad incontrare? Francesco e Sergio che stavano gustando il panorama. Da lontano non mi avevano riconosciuto ma, come mi avvicinai, Francesco esordi’: ma quello è Nicola!!. Io li salutai con un cenno di mano e Francesco mi chiese da dove venissi. Risposi che stavo facendo un riparo dietro al vallone in quanto li, quando piove o fa bufera se non hai un riparo te la passi male! Dissi loro che, poiché io andavo spesso da quelle parti, sia in inverno che in estate, ne sapevo qualcosa. Poi ci salutammo. Qualche tempo dopo mentre imperterrito, come ogni giorno, salivo sul sito dove il rifugio che avevo in mente stava prendendo forma incontrai di nuovo Francesco ed il discorso ando’ sul futuro del rifugio. Questa volta Francesco, da persona intelligente quale è, mi chiese se poteva collaborare alla realizzazione del progetto. Con la collaborazione di Ugo e Francesco siamo andati avanti fino ai primi di Dicembre”

Il diario è lungo quindi saltiamo al 1997 quando Nicola conosce Ezio Cherubini e suo figlio Fabrizio.

“Siamo al 1997 e tramite Francesco ho conosciuto Ezio e Fabrizio, due belle persone con le quali ci siamo subito compresi. La prima volta al rifugio rimasero benevolmente meravigliati e dopo i complimenti, come è nella mia natura, sono andato al sodo spiegando loro il progetto e chiedendo se fossero intenzionati a collaborare. Accettarono con entusiasmo e dopo una settimana, insieme a Francesco ed Ugo, portammo travetti di legno più tavolame oltre ad altre utilità. In seguito cominciammo a partire di sabato pernottando e dormendo nei sacchi a pelo. Erano giorni di tanto lavoro ma anche di tanto divertimento. L’amico Francesco, alquanto esigente, veniva la mattina successiva partecipando ai lavori. E’ stata per me una gran bella avventura e cosi’ mi auguro per i miei amici di cui ho assoluta stima e fiducia. Io sono prossimo a scendere alla mia fermata ma non fatevi illusioni, il viaggio potrebbe essere ancora molto lungo….”

I passaggi di questo stralcio portano alla mia memoria l’espressione del suo viso durante il racconto della gran fatica condivisa con i suoi amici, l’entusiasmo e voglia di futuro in tutti i suoi discorsi ed il grande ottimismo verso la vita.

Ho saputo che Ugo e Sergio non ci sono più e pur non avendoli conosciuti ho comunque la sensazione di aver perso due amici.

La prossima estate, covid permettendo, mi sono ripromesso di andare sul rifugio “La Vecchia”, nome derivato dal soprannome dato a Nicola fin dalla sua giovane età a causa del suo cognome, e di portare un fiore di colore acceso unito ad un mio pensiero scritto.

Se capitate in quel di Ovindoli, procedendo verso Campo Felice la prossima tappa è Rovere. Una pausa al bar della piazza ed una semplice domanda: vado bene per il rifugio “la Vecchia”?

Dominic